I doposci ‘Moon Boot’ costituiscono “opera creativa dotata di valore artistico e per questo tutelabile dalla legge sul diritto d’autore contro la contraffazione”.

A stabilirlo è stato il Tribunale di Milano con la sezione specializzata in materia di Proprietà Industriale nella causa intrapresa da Tecnica Group SpA.

“Quello definito dall’autorevole foro milanese è un provvedimento giurisdizionale che costituisce un precedente di rilevanza assoluta: da oggi non sarà più in alcun modo possibile imitare forme, stile e design dell’unico e originale Moon Boot, l’impegno del marchio sarà volto alla massima tutela di tale ordinanza”, ha commentato Alberto Zanatta (presidente di Tecnica Group spa).

La calzatura è ispirata all’approdo dell’uomo sulla luna nel 1969, e ora è lo “stivale lunare” da indossare sulla Terra. La giurisprudenza italiana tende quindi a riconoscere sempre maggior valore e tutela a prodotti, come quelli in oggetto, ben conosciuti dai consumatori e amanti delle calzature tecniche per la montagna.

Fonte: Ansa

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Microsoft e Google hanno raggiunto un accordo per chiudere circa 20 contenziosi che le contrapponevano sia davanti ai tribunali degli Stati Uniti che a quelli tedeschi e chiude un contenzioso che si protraeva ormai da cinque anni. Questo era stato ereditato da Google con l’acquisizione di Motorola: nel 2010 Microsoft aveva convenuto in giudizio Motorola accusandola di danneggiare i propri diritti di proprietà intellettuale su alcune applicazioni di Android che questa installava sui propri dispositivi. Microsoft aveva quindi chiesto il pagamento delle relative royalty. La battaglia si è inasprita ulteriormente dal 2013 quando Google subentrava a seguito dell’acquisizione di Motorola stessa.

I termini dell’accordo appena sottoscritto sono, ovviamente, segretati tuttavia è trapelato che gli ex-contendenti hanno deciso di “collaborare su alcune questioni brevettuali e su alcune questioni relative ad aree che in futuro potranno portare a benefici per gli utenti”. La pace ora siglata sembra dunque confermare la recente tendenza all’interno delle grandi aziende ICT nei confronti dei contenziosi sui brevetti: l’idea è che lo scontro legale frontale finisca per costare troppo senza portare reali risultati. La stessa guerra Microsoft-Motorola si era ramificata davanti ai Tribunali di diversi Paesi con tutte le difficoltà e conseguenze del caso, convincendo le contendenti che fosse preferibile raggiungere un più utile (ed economico) accordo di coesistenza.